martedì 5 luglio 2011

Mediazione - una sana deprocessualizzazione

Riporto sul Blog articolo di Raffaello Lupi del 30/06/11.
A presto

Giovanni Prati 
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Mediazione, ovvero una sana deprocessualizzazione

Non sto a parafrasare la bozza di decreto sulla “mediazione fiscale”, perché la cultura dei materiali, dell’articolo che recita che.. dell’arresto giurisprudenziale (ah ah) secondo cui, degli appelli al legislatore perché corregga i suoi precedenti errori, non porta da nessuna parte. Anzi, magari non portasse da nessuna parte, perché porta proprio al baratro, cioè alla graduale atrofizzazione della capacità di ragionare.

Però una cosa è chiara ed è positiva, cioè che pian piano si capisce la sterilità della via processuale al diritto tributario, dove invece l’istituzione di riferimento è l’autorità amministrativa, ed il vero contraddittorio si ha tra lei ed il contribuente, o meglio chi lo assiste.

Contribuente e ufficio non sono due parti che litigano , tra cui il giudice deve decidere a chi dare ragione, e per questo l’espressione “parte pubblica” o “controparte” nei processi tributari, già mi fa venire i brividi. Gli uffici fiscali non sono un cliente che non vuol pagare, o un coniuge separato, che vuole ottenere il massimo, o un danneggiato dallo scontro automobilistico , che si inventa malanni inesistenti per avere un risarcimento maggiore. Il contenzioso dovrebbe essere una rara patologia, che si verifica solo davanti a una questione di principio insuperabile, oppure quando il contribuente fa davvero ostruzionismo, oppure quando l’ufficio fiscale è oltremodo deresponsabilizzato e dice “sai che c’è facciamolo decidere al giudice”, oppure “lei ha ragione ma faccia ricorso”.

E’ più comodo per gli uffici, per i seguaci della visione accademico avvocatesca del diritto tributario, dove “causa che pende causa che rende”, e poi per i corrotti , dove una sistemazione ragionevole della pratica, che dovrebbe essere un diritto, si trasforma invece in un favore.

Quindi la mediazione fiscale va nella strada giusta, tecnicismi a parte, della deprocessualizzazione del diritto tributario, che non si prestava ad avvenire solo a colpi di accertamento con adesione, congegnato infatti col sistema del ricorso in opposizione, del riesame da parte di chi aveva emesso l’atto, che quindi non aveva margini sufficienti per “smentire se stesso”.

Il grande successo dell’accertamento con adesione avrebbe potuto essere anche maggiore se vi fosse stato “un filtro” e le commissioni tributarie di un tempo, prima della tassazione attraverso le aziende, nacquero come una sorta di filtro di rideterminazione della pretesa. Perchè il contribuente che evade non è un criminale, ma un commerciante, un artigiano, un uomo rispettabile, che fa parte dei ceti produttivi, e – come diceva Orwell – quando si tratta di pagare le tasse nessuno è patriota, oppure, come dico io su http://www.fondazionestuditributari.com/ “le tasse si pagano quando qualcuno te le chiede”, ed in effetti anche su questo blog abbiamo già detto che il problema non è la lotta all’evasione, ma la richiesta delle imposte http://raffaellolupi.postilla.it/2010/11/17/lotta-allevasione-o-richiesta-delle-imposte/

Dove la tassazione attraverso le aziende, con la sua minuzia ragionieristica, non arriva, il fisco ha una idea molto vaga della possibile ricchezza e allora “la spara”, l’ha sempre sparata e sempre la sparerà, avanzando una ipotesi per ordine di grandezza … ed è normale che molti contribuenti protestino, ma a qualcuno andrà bene, e intanto lì un pò di lavoro l’abbiamo fatto … per gestire le proteste serve una rideterminazione dove interloquire, che però deve essere non dico in campo neutro, ma almeno non proprio davanti allo stesso organo che aveva effettuato la prima determinazione, che si scoprirebbe a “fare sconti” troppo altri, e indurrebbe tutti a ricorrere.

Per questo “ci starebbe” concettualmente anche la reformatio in peius, e serve un organo in parte terzo, e una proposta di mediazione, con un sistema che in prospettiva dovrebbe essere esteso sempre più, anche oltre i 20 mila euro. In modo da poter “processare meno processare meglio”, come scrivevamo qualche anno fa su Dialoghi.

Raffaello Lupi

( fonte : http://raffaellolupi.postilla.it/)

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